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Economia

7 miliardi di dollari per il clima. Chi pagherà?

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I paesi poveri rischiano di pagare sia finanziariamente che fisicamente per i danni causati dai paesi industriali

Baku, 13 novembre 2024 - La Cop29, prima del cataclisma provocato dalle dichiarazioni trumpiane, era dedicata e al problema del finanziamento delle misure per rimediare ai danni provocati dal cambiamento climatico.

E i lavori stanno seguendo il ruolino di marcia, anche se il pessimismo aleggia nell’aria e nessuno si azzarda a fare previsioni sulla dichiarazione finale e sull’unanimità che di solito accompagna il rituale conclusivo della Conferenza.

Oggi allo Stadio di Baku dalle stanze dei negoziatori è uscito un primo documento ufficiale sul fabbisogno di investimenti contro la crisi climatica e le somme da investire per il clima sono corpose. è iniziata a circolare una prima bozza di stima Si tratta di ipotesi, ma l’interrogativo principale è su chi accetterà di farsene carico.

Un primo calcolo prevede che il fabbisogno necessario sia compreso tra 5 e 7 miliardi di dollari fino al 2030, ossia una rata che oscilla intorno al miliardo di dollari l’anno.Il tema su cui si confrontano i delegati è il NCQG, acronimo che sintetizza il New Collective Quantified Goal (Nuovo obiettivo comune di finanza climatica) e la suddivisione da affrontare per intervenire sul clima.

Tra le diverse opzioni su cui si articola, la bozza circolata in giornata riconosce le difficoltà dei paesi in via di sviluppo e i problemi dei più poveri e delle isole di piccole dimensioni. Il nodo è che i paesi più ricchi e progrediti sono anche quelli che inquinano di più e gli altri non possono pagare per i danni provocati da chi guadagna a scapito degli altri. Gli abitanti delle piccole isole sono a rischio di finire sommersi per l’innalzamento dei mari e quelli in povertà non hanno i mezzi per contribuire a riparare l’inquinamento, che è comunque causato da altri.

Il confronto è solo all’inizio e si vedrà se al momento della chiusura dei lavori i delegati faranno le ore piccole anche quest’anno alla ricerca di un accordo condiviso.

Franco Tallarita

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