Berna, 16 marzo 2023- Quando nel pomeriggio del 15 marzo la Saudi National Bank ( che detiene il pacchetto di maggioranza della più importante banca privata elvetica) ha annunciato di non volere proseguire nel “refund” della Credit Suisse, sui mercati europei si è sentita una “sirena di allarme” che ricordava tanto quella del 2011, quando fu necessario il famoso discorso breve di Draghi a Londra sull'impegno a qualsiasi costo per salvare l'Euro.
Ovviamente la Svizzera non si trova nell'area Euro e quindi le dinamiche sono abbastanza diverse, ma questo non toglie che anche qui ci sia stato un omologo del nostro Ex governatore della BCE ( ed ex Presidente del Consiglio) che abbia deciso di fare un piccolo “whatever will take”. Il suo nome è Thomas Jordan ed è il governatore della Banca Centrale della Confederazione Svizzera e la sua decisione di far arrivare nelle casse della Credit Suisse 54 miliardi di dollari in prestito ieri ha rassicurato le borse e fatto calare lo spread.
Abbiamo un quadro economico internazionale che evidentemente sta risentendo della eccessiva velocità con cui Fed e BCE hanno deciso di aumentare i tassi di interesse che regolano il costo del denaro allo scopo di contrastare l'inflazione post-pandemia.
Purtroppo la Lagarde e Powell, non sono Mario Draghi e Bernanke. E la scelta dell'Arabia Saudita, all'indomani della riapertura delle relazioni diplomatiche con l'Iran patrocinata dai buoni uffici della CIna di Xi Jinping non si può inquadrare solo nell'ambito della salvaguardia dei propri fondi sovrani.
Bisogna trovare una soluzione che salvaguardi la stabilità dei mercati, con l'accesso al credito delle imprese e che non inneschi una nuova spinta inflazionistica.
