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Economia

Inflazione in calo nell'Unione Europea ma ancora alta in Italia

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Segnali incoraggianti nell'eurozona. l'Italia ancora non recepisce il calo

Roma - 1 dicembre 2022 _ Notizie positive sul fronte inflazione, almeno a livello europeo.

Nell’Eurozona si registrano segnali decisamente incoraggianti sul fronte dell'inflazione: l’indice armonizzato scende dal 10,6 al 10 per cento, il primo calo dopo 17 aumenti consecutivi, con un significativo ribasso dell’energia dell’1,9% rispetto ad ottobre. Per molti Paesi l’inflazione non è mai stata a due cifre: in Spagna è al 6,6 per cento, in Francia al 7,1. E la Germania, che ha un andamento molto più simile a quello italiano, registra comunque una lieve frenata, dall’11,6 all’11,3 per cento.

In Italia, invece, dopo l'aumento di ottobre, l’inflazione a novembre si mantiene stabile all’11,8 per cento, che rimane il tasso più alto dal marzo 1984. 

Tuttavia L'Istat fa sapere che anche nel nostro Paese si comincia a vedere l’inizio di una retromarcia. Infatti stanno rallentando i prezzi dei beni energetici, che avevano dato inizio alla corsa dell’inflazione già alla fine dell’anno scorso, anche se al momento a frenare sono solo i prezzi degli energetici non regolamentati, tra cui i carburanti e l’energia elettrica del mercato libero. 

Gli alimentari, come l’energia, si muovono su diverse velocità: rallentano i vegetali freschi e refrigerati e accelera la frutta, insieme agli alimentari lavorati. «Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime - chiarisce l’Istat - il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi».

Ma i consumatori al momento non percepiscono alcuna discesa, neanche in prospettiva, e il livello attuale dei prezzi non incoraggia certo i consumi: le vendite del periodo natalizio saranno sottotono per tre italiani su cinque, secondo una rilevazione condotta da Ipsos per Federdistribuzione. La tendenza a comprimere le spese continuerà anche per i primi mesi del 2023.


Il cauto ottimismo sul rallentamento  dell’inflazione potrebbe influenzare le scelte delle banche centrali in materia di tassi d’interesse. Alla riunione del 15 dicembre il rialzo della Bce potrebbe fermarsi a 50 punti base, anziché 75 come nelle due precedenti riunioni, ma sul fatto che il peggio sia alle spalle Christine Lagarde non si sbilancia. «Mi piacerebbe vedere che l’inflazione abbia raggiunto il suo picco a ottobre, ma penso che ci sia ancora troppa incertezza», aveva detto lunedì in audizione al Parlamento Ue.

Un orientamento egualmente  moderato  è quello espresso ieri dal governatore della Federal Reserve statunitense, Jerome Powell: «Il momento di moderare il ritmo degli aumenti dei tassi potrebbe arrivare già nella riunione di dicembre», ha affermato durante la relazione all’Hutchins Center on Fiscal and Monetary Policy del Brookings Institution a Washington. "Anche se - ha aggiunto il capo della Fed - l’inflazione rimane troppo alta, per cui è ragionevole moderare il ritmo dei nostri aumenti dei tassi man mano che ci avviciniamo al livello di restrizione che sarà sufficiente a far scendere l’inflazione».

 

Ludovico Tallarita

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